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Ciao

13. 8. 2024 ⋅ Edoardo

Dire ciao è un modo per concludere molte conversazioni informali in diversi paesi del mondo, e chi pronuncia questa parola – con leggere variazioni da paese a paese – non per forza ne conosce l’origine italiana, né ha particolare familiarità con gli usi di “ciao” in Italia. A volte quelle persone rimangono sorprese quando scoprono che in Italia è normale dirsi “ciao” anche all’inizio e non soltanto alla fine di un incontro.

L’uso di ciao al momento di salutarsi dopo una conversazione è diffuso nel sud della Germania, per esempio in Baviera, dove è abbastanza comune oltre a tschüss. Parole dal suono simile e con lo stesso significato di ciao – čao, čiau, čau e altre – esistono poi in diverse lingue slave occidentali e meridionali. Si usano in slovacco e in ceco come saluti informali, più spesso alla fine ma anche all’inizio di una conversazione. E parole simili, ma usate quasi sempre per salutarsi alla fine dell’incontro, sono presenti anche in greco, serbo-croato, turco, bulgaro e macedone.

In Portogallo e in molti paesi del Sudamerica, soprattutto Argentina, Cile, Brasile e Uruguay, sono molto comuni le parole tchau (portoghese) e chao o chau, entrambe utilizzate alla fine delle conversazioni (in Portogallo si usa anche tchau tchau e tchauzinho). In Francia, anche se piuttosto rara e molto meno frequente di au revoir e à bientôt, si usa in qualche caso la parola tchao.

Non tutte le parole che suonano come ciao e hanno la stessa funzione hanno la stessa etimologia. In vietnamita chào è una parola comunemente utilizzata per salutare, è più informale e frequente di xin chào, e si usa sia all’inizio che alla fine degli incontri informali (come ciao in Italia). Deriva però da un verbo omonimo, che significa “incontrare” e ha un’etimologia diversa da quella di ciao.

Anche negli Stati Uniti è possibile sentire qualcuno che saluta dicendo ciao, una parola attestata anche nei dizionari.

 

Ma da dove viene questa parola universale?

Ciao deriva da un saluto servile veneziano, s-cia(v)o, che significa “schiavo” ed era una parola pronunciata per esprimere rispetto e lealtà verso l’interlocutore. S’ciavo deriva a sua volta dal latino tardo sclavus (“schiavo”), da cui derivano molte altre parole, come per esempio schiavo in italiano, slave in inglese ed esclave in francese (che hanno tutte lo stesso significato).

Anche “ciao”, da s-cia(v)o, perse progressivamente la sua connotazione originaria per diventare una parola utilizzata tra persone di ogni estrazione sociale: inizialmente solo nell’Italia settentrionale e poi anche nel resto del paese. Tra l’Ottocento e il Novecento la parola ciao fu utilizzata da vari scrittori italiani, da nord a sud, nelle loro pubblicazioni, e dal Secondo dopoguerra anche la circolazione della canzone partigiana “Bella ciao”, non soltanto in Italia, contribuì a far conoscere il significato della parola.

Non è chiaro come l’uso di ciao e delle sue varianti si sia diffuso dall’Italia in altri paesi del mondo. È probabile che a diffondere questa parola in diversi paesi in Europa, in America settentrionale e in America meridionale siano stati i moltissimi migranti italiani nel corso del Novecento. Così come è probabile che abbia avuto un ruolo la popolarità crescente dell’Italia nel mondo come destinazione turistica dopo la Seconda guerra mondiale, e in particolare la diffusione del suo cinema.

 

Per concludere, due delle più famose canzoni italiane con la parola “ciao” nel titolo. Canzoni di due artisti fantastici: Jovanotti e Lucio Dalla. Buon ascolto!

 

Ciao Mamma - Lorenzo Jovanotti Cherubini

Lucio Dalla - Ciao