Io non so niente

3. 5. 2022 ⋅ Edoardo C.

Io non so neanche chi sono. O meglio, io so più o meno chi sono. 

Ma non sopporto le persone che si conoscono; che conoscono se stesse e sanno dire: “io sono fatto così…”, “io sono diventato così…”, “io reagisco così per questo motivo…”, “io normalmente mi comporto in questo modo…”.

È una mania quella di descriversi alla perfezione. 

Tutti amano sapersi descrivere. “Io sono uno di quelli che…”, “io da sempre reagisco in questa maniera quando mi succede quella cosa…”, eccetera.

Tutti si conoscono, tutti sanno come sono fatti.


Io invece lo dico: non so niente. Né di me, né delle cose e delle persone che mi circondano. Io non capisco niente! 

“Signore e signori, io non capisco un cazzo”.

Non capisco un cazzo del mondo intorno a me, figurarsi se capisco qualcosa di me che ne sono solo una parte infima.

Io non capisco la politica nei suoi meccanismi particolari.

Io non capisco i miei amici, che amo tantissimo, ma che vorrei tutti diversi.

Io non capisco i lavori degli altri. Non so che cosa significhi lavorare in banca, fare uno sport estremo, fare il netturbino.

Non capisco l’economia. Non capisco cosa esattamente succeda in Borsa.

Non capisco a cosa stia pensando la cassiera del supermercato quando fa il suo lavoro, e mi sorride (qualche volta), e batte con le dita sui tasti, e guarda i prodotti che sto comprando, e guarda nel vuoto. Potrei osservarla per ore e ore ma non capirei niente. 

E soprattutto non so se lei capisce che ogni giorno le passano davanti centinaia e centinaia di persone di cui non sa niente e di cui certamente anche lei non capisce niente.


Ma non è sempre stato così.

Quando ero piccolo tutto sembrava più chiaro. Non lo era veramente, ma mi sembrava.

Quando ero piccolo sapevo tutto, capivo tutto.

Quando avevo 15 anni pensavo di essere capace di fare ogni cosa. Datemi un aereo e imparerò a guidarlo, datemi un’occasione e io la sfrutterò perché io posso fare tutto, non ho limiti, posso sapere tutto. 

La vita era semplice, accogliente, comprensibile. 


Poi una sera, a tavola, dicevi ai tuoi genitori una cosa che avevi pensato: “Secondo me lo zio Antonio non è davvero felice”. E loro ti guardavano con tenerezza. “Che carino che sei! Ma sei ancora piccolo, cosa ne vuoi sapere? Hai ancora molto tempo per imparare come funzionano certe cose!”

Si sbagliavano. 

Perché a 15 anni sapevo tutto. Ero leggero, incosciente, coraggioso.


“Crescerai! Imparerai!”.

Non è vero! Sono bugie!


Bisognerebbe dire proprio il contrario: quando sarai adulto non capirai più niente! Tutte le cose che pensavi di sapere non le saprai più!

E non fidarti di chi ti dice che sei un immaturo e che devi crescere. E non ascoltare chi ti rinfaccia giudizi affrettati, scelte azzardate e passi falsi. Un giorno sarai tu a rinfacciare queste cose a te stesso. E sarà dolorosissimo.